Catasto delle frane di alta quota nelle Alpi

Versione 2000-2023

Il Catasto delle frane di alta quota nelle Alpi italiane attualmente contiene informazioni relative a 1120 processi di instabilità naturale (principalmente frane, colate detritiche, instabilità glaciale), avvenuti ad una quota superiore ai 1500 metri nel periodo 2000-2023. La consultazione del catasto è libera e gratuita, ed ora è anche possibile scaricare il dataset e consultarlo in modalità offline dal proprio smartphone. Per accedere al catasto cliccare sulla figura sottostante.

Fra le tipologie di processi più frequenti si segnalano 443 colate detritico-torrentizie, pari al 39,6 % del totalee e 332 crolli di roccia, pari al 29,6 % del totale dei processi censiti. Le regioni maggiormente colpite risultano essere la Valle d’Aosta (415 processi, pari al 37,1 % del totale), il Trentino Alto Adige (296 processi, pari al 26,4 % del totale), seguite dalla Lombardia (164 processi, 14,6 % del totale) e dal Piemonte (162 processi, 14,5 % del totale).

L’analisi su base annuale ha fatto emergere anche una tendenza all’aumento del numero di eventi con il passare degli anni, che si ritiene possa essere attribuita in parte alla degradazione della criosfera dovuta all’aumento delle temperature alle quote più elevate, in parte all’accresciuta sensibilità verso questi fenomeni.

Introduzione

Il riscaldamento globale è oramai sotto gli occhi di tutti e gli scenari futuri non sono per niente rassicuranti. Fra le aree del Pianeta in cui il riscaldamento globale si manifesta in modo evidente vi sono gli ambienti alpini di alta quota che, proprio per questa loro caratteristica, vengono considerati degli ottimi indicatori del clima che cambia (Nigrelli e Chiarle, 2023). Tra i principali effetti dei cambiamenti climatici che si possono osservare in questi ambienti vi sono: la forte riduzione delle masse glaciali, la diminuzione della copertura nevosa, la degradazione del permafrost, la migrazione verso quote più elevate degli ecosistemi e, non ultimo, l’aumento dei processi di instabilità naturale (generalmente indicati come frane).

In riferimento a quest’ultimo aspetto, la raccolta di informazioni sulle frane che avvengono negli ambienti alpini di alta quota risulta essere il primo elemento conoscitivo da acquisire al fine di poter definire possibili scenari di pericolosità e di rischio. Per tale scopo abbiamo realizzato il Catasto delle frane di alta quota nelle Alpi italiane.

Metodologia applicata

Il primo passo per la realizzazione del catasto è stato quello di realizzare un dataset contenente tutte le informazioni necessarie relative ai singoli eventi di frana. Il dataset è stato sviluppato acquisendo informazioni da diverse fonti (dati di archivio, sopralluoghi, segnalazioni dirette, social media) e, molta di questa documentazione, proviene dalle diverse amministrazioni regionali, provinciali e locali competenti in materia di gestione della pericolosità geo-idrologica.

Successivamente, il dataset è stato sottoposto ad una accurata procedura di georeferenziazione e di validazione dei dati inseriti. Questa attività è stata svolta anche grazie al coinvolgimento di personale inserito all’interno di specifici percorsi formativi. Dopo la realizzazione e la validazione del dataset si è proceduto a sviluppare il catasto online delle frane di alta quota nelle Alpi italiane.

Descrizione del catasto online

Al fine di rendere maggiormente fruibili le informazioni presenti nel dataset ed estendere questa fruibilità anche al vasto pubblico abbiamo pensato di realizzare una versione online del Catasto delle frane nelle Alpi italiane. Gli strumenti informatici attualmente disponibili per poter soddisfare queste esigenze sono molti, sono affidabili e spesso sono anche gratuiti. La piattaforma che abbiamo utilizzato risponde a questi tre requisiti, è molto semplice e si basa su un’architettura webgis, cioè un sistema informativo geografico consultabile via web.

Per la realizzazione del Catasto delle frane di alta quota nelle Alpi italiane è stato usato il software QGIS all’interno del quale sono stati utilizzati il plugin QuickMapServices per il caricamento delle basi cartografiche e il plugin qgis2web per l’implementazione delle webmap.

Il webgis si presenta con una mappa su cui sono visibili i diversi elementi puntuali corrispondenti ai processi di instabilità naturale censiti (punti rossi). Cliccando su ogni punto il webgis restituisce una scheda riepilogativa del processo di instabilità naturale ad esso associato.

Nella parte destra della pagina sono presenti alcune finestre di dialogo utili per interrogare il webgis. Procedendo dall’alto verso il basso, è possibile effettuare le seguenti interrogazioni:

  1. Selezione degli eventi in base al periodo temporale (Year);
  2. Selezione degli eventi in base alla tipologia di frana (Process);
  3. Selezione degli eventi in base alla quota corrispondente alla zona di distacco/innesco del processo (Elev);
  4. Selezione degli eventi in base alla regione geografico-amministrativa italiana in cui il processo è avvenuto (Adm_reg);
  5. Selezione degli eventi in base al comune di appartenenza (COMUNE).

Per tornare alla visualizzazione di tutti gli elementi puntuali, oppure per effettuare un’altra ricerca, cliccare sulla voce “clear filter” della ricerca appena effettuata. Per il significato delle sigle che compaiono nelle schede di ogni evento fare riferimento ai metadati presenti in Nigrelli et al., 2024.

Distribuzione spaziale degli eventi censiti

Osservando il webgis del catasto nella sua visione d’insieme, emerge una distribuzione degli eventi censiti non uniforme sull’arco alpino italiano. Alcune aree contengono una concentrazione di eventi maggiore rispetto ad altre aree che, a prima vista, potrebbero sembrare poco interessate da questi processi di instabilità naturale. Questa disomogeneità è dovuta a diversi fattori, ed in particolare a:

  1. Caratteristiche geologiche e geomorfologiche. L’arco alpino presenta caratteristiche geologiche e geomorfologiche spazialmente molto diverse. Ad esempio, il settore occidentale alpino è quello in cui sono presenti i massicci montuosi più alti delle Alpi. Dunque sono presenti molti versanti ripidi, e quindi per loro natura più propensi all’instabilità;
  2. Distribuzione della criosfera. La criosfera è quella parte della superficie terrestre dove l’acqua è presente allo stato solido (neve, ghiacciai, permafrost). Sulle Alpi, la criosfera è presente alle più alte quote e neve e ghiacciai ne sono la componente più facilmente riconoscibile. Il ghiaccio può essere presente però anche all’interno degli accumuli di detrito (ad es. morene) e dei versanti montuosi, dove svolge il ruolo fondamentale di ”collante” all’interno delle fratture della roccia: il terreno (roccia o detrito) che rimane al di sotto di zero gradi per almeno due anni consecutivi è definito “permafrost”, ed è la componente “nascosta” della criosfera. Nel corso degli ultimi trent’anni, l’aumento delle temperature causato dai cambiamenti climatici ha provocato la fusione di parte della criosfera, con il conseguente aumento dell’instabilità dei versanti. La consistenza e la distribuzione della criosfera, tuttavia, variano considerevolmente da una zona all’altra, in funzione delle specifiche caratteristiche climatiche, geografiche e morfologiche;
  3. Risposta del territorio alle precipitazioni. La distribuzione delle precipitazioni (solide e liquide) sull’arco alpino non è omogenea. Su alcune zone piove e/o nevica maggiormente rispetto ad altre. Questo determina, sul lungo periodo, una diversa risposta del territorio alle precipitazioni meteoriche, risposta che si traduce anche in una diversa propensione a sviluppare processi di instabilità;
  4. Densità abitativa e frequentazione turistica. Ad esempio, La Valle d’Aosta è un’area montuosa ad elevata densità abitativa e frequentazione turistica, è dunque più frequente (rispetto ad altre aree montane poco abitate/frequentate) che una frana vada ad interferire con la presenza e le infrastrutture/attività dell’uomo e venga dunque segnalata e documentata. Molti sono i processi di instabilità naturale che avvengono in aree remote alpine e che, proprio per questo motivo, purtroppo non vengono individuati e documentati;
  5. Catasti regionali. Una fonte preziosa di informazioni sui processi d’instabilità è rappresentata dai catasti regionali dedicati: dopo l’impulso iniziale dato dal progetto nazionale “IFFI”, ciascuna regione ha provveduto in autonomia all’aggiornamento delle proprie banche dati. Tuttavia, le strategie di documentazione degli eventi e di aggiornamento dei catasti, e la fruibilità dei dati variano significativamente da Regione a Regione, in particolare per quanto riguarda le aree di alta quota, meno interessate da insediamenti e infrastrutture.

Alcune elaborazioni grafiche

Numero di eventi per anno

Numero di eventi per tipo di processo

Numero di eventi per regione

Aggiornamenti e ricerca

Al fine di rendere il catasto uno strumento sempre più completo e significativo, potenziali linee di sviluppo future sono: a) ampliamento del dataset relativo al periodo 2000-2023 con dati provenienti da nuove fonti (e.g. immagini satellitari, record sismici, archivi specializzati, archivi locali, citizen science); b) inclusione di eventi precedenti al 2000; c) ricerca di soluzioni informatiche in grado di migliorare la fruibilità del prodotto nel suo complesso.

Mediante la realizzazione di questo semplice webgis si vuole fornire, da un lato, un concreto strumento alla comunità scientifica impegnata nello studio degli effetti del cambiamento climatico e agli enti di governo del territorio e, dall’altro, un elemento di stimolo verso la realizzazione di un Catasto delle frane di alta quota nelle Alpi europee.

Questo catasto è ora consultabile anche offline, con qualsiasi dispositivo (smartphone, tablet, laptop) e offre all’utilizzatore la possibilità di inserire livelli informativi personalizzati: uno strumento ideale per attività di campo con diverse finalità.

Risorse:

  1. Nigrelli G., Paranunzio R.,Turconi L., Luino F., Mortara G., Guerini M., Giardino M., Chiarle M. (2024) – First national inventory of high-elevation mass movements in the Italian Alps. Computers and Geosciences. https://doi.org/10.1016/j.cageo.2024.105520
  2. File POI da scaricare per un utilizzo offline del catasto
  3. CNR news
  4. Il Giornale della Protezione Civile

 

Ringraziamenti

Si ringraziano le amministrazioni regionali, provinciali e locali competenti in materia di gestione della pericolosità geo-idrologica per la ricca documentazione online prodotta e resa disponibile in forma gratuita. Un ringraziamento anche al Dott. Davide Bosso, Borsista CNR-DPC per l’attenta attività di raccolta dati effettuata.

Buona consultazione